Cosa significa anamnesi
Se ne sente parlare spesso, ma chi sa cosa significa la parola anamnesi? Cos’ è un’ anamnesi optometrica?
L’ anamnesi è quella serie di domande che poniamo al soggetto per ricavare delle informazioni preziose sui suoi problemi e sui suoi bisogni.
Consideralo un piccolo interrogatorio fondamentale per iniziare il controllo visivo col piede giusto!
È un passaggio molto importante perché consente all’ ottico optometrista di farsi un quadro della situazione preciso, prima di iniziare l’ esame optometrico e la misurazione della vista.
Un’ anamnesi accurata facilita lo svolgimento dell’ esame e dei test visivi, in quanto l’ operatore ha una base di partenza utile su cui sviluppare il controllo della vista.
L’ anamnesi esiste anche nella contattologia ed ha la stessa importanza, poiché aiuta a capire cosa si aspetta il soggetto dalle lenti a contatto, l’ uso che intende farne, i suoi dubbi e le sue incertezze.
Una buona applicazione di lenti a contatto dipende da una buona anamnesi.
Come fare un’ anamnesi
Come si fa l’ anamnesi? Per fare un’ anamnesi corretta si rivolgono al soggetto le domande che ci aiutano a capire meglio la sua condizione.
Per esempio, si chiede all’ individuo se vede male per lontano o per vicino, quando la sua visione migliora o peggiora, se avverte stanchezza visiva alla sera o in attività come la guida, la lettura o il computer.
Si domanda anche se ha parenti e familiari miopi, ipermetropi o astigmatici, se ha subito traumi o interventi agli occhi o se ha avuto patologie oculari.
Inoltre è bene chiedere se assume farmaci che influenzano la vista, come il cortisone.
L’ anamnesi ambientale è utile per capire dove l’ occhiale sarà utilizzato e gli spazi di funzionamento dell’ occhiale stesso in funzione all’ ambiente di lavoro, agli hobby e allo sport.
Se il soggetto porta già un occhiale è utile fare l’ anamnesi per ricavare informazioni sull’ occhiale in uso, chiedendo se vede bene, se lamenta problemi e controllando il potere e la centratura.
In questo caso, dopo aver ricavato la gradazione dell’ occhiale del soggetto, possiamo rifare un controllo partendo da zero oppure mettere la correzione “vecchia” sull’ occhialino di prova e modificarla per migliorare l’ acuità visiva.
L’ anamnesi si svolge anche prima di misurare una presbiopia, quindi è importante per decidere il tipo di lente più adatto all’ occhiale del presbite.
Riguardo alle lenti a contatto si chiede al soggetto se intende usarle ogni tanto o spesso e se ha fastidi oculari come bruciore o lacrimazione scarsa.
Possiamo così stabilire il tipo di lente più adatto in base alla durata, cioè giornaliera, quindicinale o mensile e al materiale, hydrogel o silicone-hydrogel e ovviamente in base alla gradazione, sferica, torica o multifocale.
In quasi tutti i casi parliamo comunque di lenti a contatto morbide, in quanto quelle rigide si usano molto meno.
Le informazioni che si ricavano sulla quantità e sulla qualità della lacrima ci permettono di consigliare il sostituto lacrimale più adatto a risolvere eventuali problemi di occhio secco, bruciore, arrossamento e irritazioni.

Il vantaggio dell’ anamnesi accurata
Fare una buona anamnesi è fondamentale per la riuscita della misurazione della vista e per applicare le lenti a contatto.
Le informazioni ricavate ci guidano nell’ esame visivo e ci consentono di svolgere un lavoro preciso e soddisfacente per il cliente.
Più informazioni abbiamo sul cliente, sui suoi problemi e sui suoi stili di vita e abitudini, più l’ esame visivo è accurato e la scelta della soluzione è giusta, quindi il cliente è soddisfatto del nostro lavoro.
Non fare l’ anamnesi significa eseguire una misurazione della vista senza informazioni utili ed è facile che durante i test visivi nascano problemi e ostacoli che si sarebbero potuti evitare sapendo prima la condizione di partenza del soggetto esaminato.
Inoltre, una volta che l’ occhiale è pronto, possono esserci incomprensioni sul motivo per cui l’ occhiale è stato fatto e sui problemi che deve risolvere.
E senza anamnesi?
In questo caso l’ esame visivo inizia e procede quasi alla cieca, nel senso che è privo del quadro iniziale della situazione.
Si può arrivare lo stesso a determinare la correzione ottica esatta, ma si rischia di equivocare il motivo per cui la persona ha bisogno dell’ occhiale e le situazioni in cui intende utilizzarlo, ad esempio per guidare, per lavorare in ufficio o entrambe le cose.
Questo causa errori anche sulla scelta della lente più adatta allo scopo richiesto e sui vari trattamenti che si possono applicare sulla lente stessa.
Per esempio rischiamo di prescrivere le lenti per lettura quando sarebbero migliori le lenti indoor da ufficio, oppure le lenti monofocali per lontano al posto delle lenti per lontano con supporto accomodativo, o quelle bifocali anzi che quelle progressive.